Parliamo in questo articolo di una consuetudine dalle conseguenze troppo spesso sottovalutate:
Toccare i bambini in culla o per strada.
Esistono due grandi motivazioni:
- mediche propriamente dette
- psicologiche
Il motivo è molto semplice: noi toccando il bambino gli attacchiamo quello che sta sulla nostra pelle e poi lui, mettendosi le dita in bocca (atteggiamento tipico ed anzi vedremo poi auspicabile del bambino) ne viene a contatto direttamente.

Motivazioni mediche nel toccare i bambini
Innanzitutto sulle nostre mani vivono all’incirca 150 specie di batteri.

Per non parlare dei virus o dello sporco che normalmente ci può essere.
Parlando dei batteri possiamo dire che alcuni rappresentano una flora batterica residente che svolge una funzione protettiva ma che può essere causa di infezioni se portata a contatto con cavità non sterili, con gli occhi o con la cute non integra.
Esiste poi anche una popolazione di flora batterica transitoria come l’Escherichia Coli o la Salmonella.
Ma gli esempi sarebbero molteplici: sapete, per esempio, quale è una delle cause principali della trasmissione di agenti come la famosa scabbia (una patologia della pelle causata da un microscopico parassita che è in grado di penetrare lo strato superiore della pelle e scavare dei piccoli cunicoli dove andare a deporre le uova)? Il contatto con le maniglie di uso promiscuo (esempio quelle degli autobus, le maniglie dei carrelli della spesa, le maniglie di luoghi di passaggio come sale di attesa di stazioni dei treni, ecc.).
Ma torniamo a noi: A questo punto mi si potrebbe far notare che allora anche le stesse mamme non dovrebbero toccare i propri bambini. A questa affermazione, peraltro intelligente, possiamo rispondere che i bambini “conoscono” i batteri delle proprie mamme e quindi, essendogli famigliari, sono sicuramente più tutelati. Ragione comunque non sufficiente a esautorare le mamme a prestare attenzione quando toccano i propri bambini, soprattutto nei primi mesi di vita.
Altra motivazione è che i neonati, nei primi mesi di vita, stanno iniziando a costruire un loro autonomo sistema immunitario. Lo costruiscono venendo a contatto con l’ambiente in maniera graduale e secondo i loro tempi, sono aiutati dalla protezione che il latte materno nei primi sei mesi di vita gli da e anche attraverso le vaccinazioni, nei tempi e nei modi previsti.
Toccare un bambino piccolo quindi soprattutto per strada , anche se capiamo assolutamente piacevole, genera il rischio di trasmettere malattie innocue per l’adulto ma che per il neonato possono anche essere gravi. Pensiamo per esempio agli effetti nefasti e dannosi che potrebbero svilupparsi su un albero bronchiale di un neonato a causa di un normale raffreddore (generato spesso da un normale Rinovirus) assolutamente innocuo per l’adulto.
Motivazioni psicologiche nel toccare i bambini

Qui ci spingeremo un pò oltre andando ad esplorare questo ambiente con la consapevolezza di poter generare degli storcimenti di naso. Se questo dovesse succedere scrivetecelo nei commenti, ne potrebbe nascere un proficuo dialogo!
I bambini non sono dei semplici esofagi da riempire di cibo fino ad una età indefinita in cui “inizieranno magicamente a capire”
I bambini sono degli individui fatti e finiti con le loro esigenze, peculiarità e caratteristiche anche se indubbiamente in via di sviluppo.
Proviamo a considerarli per esperimento dei “piccoli adulti”.
A voi piacerebbe che mentre siete tranquillamente impegnati a scoprire il mondo (che sia la vostra culla o il mondo che vedete dal passeggino) arrivasse la mano di qualcuno sconosciuto a toccarvi, strizzarvi le guance, oppure la bocca di qualcun altro a darvi bacini senza il vostro permesso? Sicuramente no. Tra di voi sicuramente c’è chi ricorda ancora la “Zia sbaciucchiante”, “L’ Amico di papà abbraccione”, “La Nonna strizzaguancie “.
Questo può far sicuro sorridere ma se le ricordate ancora chiedetevi il perché. Spesso ci si ricorda di questi personaggi, che ho volutamente caricaturato, con fastidio proprio perché invadevano la nostra zona di confort senza permesso.
Esiste la prossemica per gli adulti cioè lo studio delle distanze che teniamo dalle altre persone a seconda del grado di confidenza che abbiamo ( esempio pratico è il fastidio che proviamo negli ascensori di condividere una distanza di spazio che solitamente è “personale” con persone sconosciute, o altro esempio è il fastidio che abbiamo quando una persona che ci parla ci continua a toccare) ma vi assicuriamo che esiste anche la prossemica per i bambini.
Altra cosa da non sottovalutare è insegnare ai bambini ad avere rispetto di se stessi, del proprio corpo, della propria intimità e che nessuno deve permettersi di violarli.
Ci aspettiamo che la ragazza di 15 anni sappia tenere al proprio posto un compagno invadente ma dovremmo iniziare a capire che questo glielo insegniamo già dai primi momenti di vita.
Riassumendo
Chiediamoci sempre, prima di “fare” o di “far fare” (altro capitolo che sarebbe molto interessante approfondire) qualcosa ad un bambino, come ci sentiremmo se questa cosa fosse fatta a noi!
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