Specialmente dopo lo scorso inverno, in cui si viaggiava con un numero di positivi al Covid di alcune centinaia di migliaia al giorno (numeri sicuramente sottostimati), sono in pochi quelli che possono dire “Io non ho mai preso il Covid“.
E mentre sino a poco tempo fa questo si spiegava con “probabilmente l’ho preso ma non me ne sono accorto” (ed è sicuramente una spiegazione possibile, sono stati tantissimi gli asintomatici positivi), da alcuni mesi si sta facendo luce su un’altra spiegazione assai affascinante.

L’interferenza virale
Ci sono studi negli ultimi mesi che analizzano il fenomeno dell’interferenza virale, un fenomeno biologico per cui un’infezione in corso o precedente limita la crescita e la moltiplicazione di un nuovo virus con cui siamo entrati in contatto.
Uno studio molto interessante ci racconta come sia sempre più chiaro che l’esposizione a un virus respiratorio metta il sistema immunitario in uno stato d’allerta tale da “ostacolare” temporaneamente la proliferazione di altri agenti patogeni “concorrenti”.
In sintesi quindi, è possibile che l’infezione da parte di un virus abbia un effetto protettivo transitorio contro altre infezioni virali.

Questo fenomeno potrebbe spiegare perché un soggetto appena guarito dal raffreddore ha meno probabilità di contrarre l’influenza e viceversa.
Per questa ragione, probabilmente, non vedremo un picco di casi di Covid e di influenza avvenire nello stesso periodo: l’epidemia causata da un virus ritarda l’inizio o anticipa la fine dell’epidemia causata da un altro virus.
Come funziona l’interferenza virale
Il meccanismo alla base sembra proprio sia mediato dagli interferoni, molecole fondamentali del nostro sistema immunitario, con potente azione antivirale.
Con la prima infezione si ha maggiore produzione di interferoni, e sembra proprio che questo conferisca all’ospite una protezione temporanea non specifica per successive infezioni virali.
La durata del periodo in cui una persona risulta “più protetta” non è stata determinata, ma potrebbe corrispondere al periodo di diffusione del virus e alla risposta immunitaria innata transitoria associata.
Interferenza virale e farmaci del futuro
Questo fenomeno non solo può darci spiegazioni “epidemiologiche”: il vero lato affascinante di tutto ciò è come sfruttarlo a nostro vantaggio.
Segnatevi queste tre lettere: DVG.
DVG sta per genomi virali difettosi. Questi sono “virus incompleti” prodotti durante la replicazione dei virus a RNA (come se fossero un materiale di scarto) e si ritiene che svolgano un ruolo fondamentale nell’interferenza virale, anche come attivatori degli interferoni.

Ci sono studi che dimostrano interferiscano con la replicazione di altri virus coinfettanti, cioè presenti durante già una prima infezione.
Queste attività interferenti e immunostimolanti dei DVG li rendono candidati interessanti per lo sviluppo di farmaci antivirali “preventivi” ad ampio spettro o di adiuvanti per vaccini, che si baserebbero quindi sul concetto di interferenza virale.
Non vediamo l’ora di saperne di più in materia, potremo combattere i virus… con i virus!
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