Oggi giochiamo un po’ con le illusioni ottiche. Vi sarà sicuramente capitato di trovare online, scorrendo la home di qualche social, un’immagine che crea un’illusione ottica.
In questo articolo andiamo a vedere come funzionano e perché possono risultare utili per lo studio del nostro cervello, specialmente in caso di alcune malattie.
Illusioni ottiche nella storia
Il primo artista che già vi sarà venuto in mente è Escher, famosissimo artista olandese del secolo scorso che ha creato indimenticabili opere spesso basate su costruzioni impossibili e che ha fatto del paradosso e dell’illusione ottica un suo marchio di fabbrica.

Ma già nel 1500 c’era chi giocava con le nostre percezioni: l’artista milanese Giuseppe Arcimboldo creò quadri mischiando oggetti e soprattutto ortaggi creando veri e propri personaggi giocando con la pareidolia, cioè la nostra tendenza a vedere forme ed oggetti riconoscibili in forme o strutture casuali.

Anche l’ungherese Victor Vasarely, artista del secolo scorso, ha molto giocato con illusioni ottiche e soprattutto optical art.
Perché le illusioni ottiche?
Il perché delle illusioni ottiche ve lo spiego… con un’illusione ottica!

Quanti di voi vedono l’oscurità al centro della figura che si espande? Mediamente 9 su 10.
Naturalmente l’immagine è fissa e non si sta muovendo. Perché allora sembra che ci stiamo tuffando in quella oscurità?
Perché il nostro cervello viene ingannato: è come se si stesse preparando ad entrare in quell’ambiente più buio.
Addirittura i ricercatori autori di questa immagine, pubblicata in questo studio norvegese, hanno constatato un’allargamento della pupilla nei soggetti a cui è stata sottoposta questa immagine, come se anche i nostri occhi si preparassero ad un ambiente più buio (quando c’è tanta luce le nostre pupille si restringono, e viceversa).
In sostanza, è come se il nostro cervello provasse a prevedere il futuro. Perché?
Il nostro cervello ci fornisce in ogni istante una sua interpretazione della realtà che ci circonda. Analizzando certi stimoli, costruisce lo scenario più probabile in base alle nostre esperienze passate e reagisce di conseguenza.
Le informazioni che otteniamo dal mondo esterno non sono mai precise e univoche e per rispondere in modo efficace a una situazione (ad esempio in una situazione di pericolo in cui dobbiamo sopravvivere) il nostro cervello non ha il tempo spesso per analizzare ogni aspetto oggettivo per immaginare tutti i possibili scenari e poi reagire: si perderebbe l’attimo fondamentale e ci darebbe una risposta a qualcosa che ormai è passato, perché il mondo esterno nel frattempo è cambiato.
Quindi è come se tirasse a indovinare, reagendo alla situazione per lui più probabile.
Il cervello, dunque, cercherebbe di prevedere il futuro immediato per reagire al presente.
La stessa cosa succede in questa immagine, tratta dallo stesso studio: il bianco al centro della figura sembra molto più luminoso , ma in realtà è uguale al bianco al di fuori. E qui i ricercatori, viceversa, hanno riscontrato nei pazienti un restringimento della pupilla.

Come possono aiutarci in medicina?
Conoscendo questi meccanismi è possibile anche analizzare situazioni in cui i meccanismi alla base di queste illusioni non funzionano più.
Il modo in cui il cervello organizza e genera una rappresentazione del mondo esterno è ancora oggi un mistero per i ricercatori.
Ci viene in aiuto però questo studio americano. Ricerche sui primati in questo ambito stanno suggerendo che i nostri neuroni deputati al riconoscimento dei confini degli oggetti rispetto allo sfondo sono impilati gli uni sugli altri, come se fossero “a strati”.
In questa organizzazione colonnare, gli strati più profondi sono quelli che mandano l'”interpretazione” agli strati superiori o al sistema oculomotore.
Questo sistema entra in gioco in particolar modo in questa ulteriore immagine: percepite meglio i due profili o il vaso?

Conoscere meglio questi meccanismi, soprattutto in malattie psichiatriche o degenerative, può senza ombra di dubbio aiutare a sviluppare strumenti diagnostici e trattamenti specifici.
Tra tutti soprattutto pare potranno essere utili nella schizofrenia, in cui queste rappresentazioni interne sono distorte.
Le allucinazioni e i deliri associati alla schizofrenia potrebbero infatti essere associati alle interruzioni di questi circuiti in cui vengono generate queste interpretazioni e che quindi ci forniscono la percezione del mondo esterno.
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