Cosa sono i farmaci biologici? Per quali malattie si usano? Un’analisi su questa nuova frontiera della medicina.
Oggi parliamo di farmaci biologici: da anni questo tipo di farmaci sta davvero dando grandi risultati in alcune patologie. Vediamo come!
Innanzitutto un chiarimento, visto che spesso si crea confusione. I farmaci biologici non sono farmaci naturali o di origine “naturale” come spesso ci sentiamo chiedere.
I farmaci biologici sono farmaci veri e propri, contengono uno o più principi attivi prodotti o estratti da un sistema biologico, a differenza dei prodotti farmaceutici che conosciamo e utilizziamo normalmente, che sono totalmente sintetizzati.
Quindi non possiamo produrli chimicamente, devono essere diciamo “estratti”.
Alcune di queste molecole vengono estratte, e in seguito purificate, da cellule cresciute in vitro in laboratorio. Altre si ottengono a partire da organi vegetali, animali o umani.

Classici esempi sono albumina, immunoglobuline e fattori di coagulazione, che sono medicinali estratti dal sangue o dal plasma umano; l’insulina, invece, fino a pochi decenni fa si estraeva dal pancreas di bovini e suini.
Altri esempi di farmaci biologici li possiamo trovare tra vaccini, componenti del sangue, cellule somatiche, terapie geniche, tessuti, proteine ricombinanti e farmaci viventi utilizzati nella terapia cellulare, ma anche ormoni, enzimi, emoderivati, immunoglobuline, anticorpi monoclonali (terapia base nei casi gravi di Covid19).
Utilizzi dei farmaci biologici
Oltre alle applicazioni note da tempo, sempre più patologie in cui in è coinvolto il sistema immunitario (in particolare malattie autoimmuni) e patologie infiammatorie stanno avendo una storia diversa negli ultimi anni grazie a questi farmaci.
Tra queste in particolare la psoriasi, malattia assai diffusa (interessa il 7-8% della popolazione): un tempo chi soffriva in particolare delle forme gravi era condannato ad una bassissima qualità di vita e a moltissime complicazioni.

Oggi grazie ad essi anche il caso peggiore spesso può non avere alcuna traccia di malattia.
Lo stesso si può dire dell‘artrite psoriasica, fastidiosa infiammazione delle articolazioni che non raramente si accompagna alla psoriasi, causa di dolori anche importanti nelle persone che ne soffrono.
L’artrite reumatoide è un’altra patologia che ha visto grandissimi miglioramenti, così come anche la spondilite anchilosante e la sclerodermia.
Anche patologie gastroenterologiche come il morbo di Crohn e la retto colite ulcerosa hanno la possibilità di essere trattate in questo modo.
Quali farmaci biologici si usano?
L’elenco è sicuramente lungo, le la scelta di essi è estremamente personalizzata per ogni singolo caso.
Sono farmaci utilizzati solo in casi molto selezionati, in cui bisogna trattare forme gravi resistenti a terapie classiche, perché purtroppo ad oggi molti di essi hanno un costo davvero importante per le tasche della Sanità.
Una singola dose o fiala può anche avere un costo di 3000-4000 euro (per il paziente non sono previsti costi, e siamo uno dei pochi stati a fornire questa fortuna).
A questo sta parzialmente “rimediando” l’avvento dei farmaci biosimiliari, medicinali “simili” per qualità, efficacia e sicurezza ai farmaci biologici di riferimento e non soggetti a brevetto (e quindi i costi sono inferiori), per quanto possano presentare minime differenze dal biologico per via della loro complessa natura, produzione e intrinseca variabilità naturale.
Hanno nomi non molto facili, i più utilizzati sono Adalimumab, Etanercept (tra i primi ad essere stati utilizzati, ormai da più di 10 anni), Secukinumab, Ustekinumab, Anakinra (questo è stato anche utilizzato per il Covid), Tildrakizumab, Certolizumab e diversi altri.
Ognuno di essi ha indicazioni molto precise e la sua precisa posologia.

Effetti collaterali?
Questo tipo di farmaci ha molto spesso minori effetti collaterali dei loro predecessori in queste patologie e un’efficacia superiore.
La loro funzione è quella di immunomodulanti, agiscono su precise molecole del sistema immunitario (in particolare TNF-α e precise interleuchine).
La cosa che si può osservare più spesso tra gli effetti collaterali sono le infezioni: in certi casi possono aumentarne il rischio, specialmente a livello respiratorio.
Per questo i pazienti vanno sempre attentamente selezionati e viene sempre valutato il rapporto rischio-beneficio nella loro somministrazione.
I farmaci del futuro?
Sempre più ricerche porteranno alla produzione di sempre nuovi farmaci biologici.
In farmacologia il miglior farmaco è quello più selettivo, cioè più “preciso” su un particolare bersaglio, e che dà minori effetti collaterali.
Coi farmaci biologici si può davvero avere molecole estremamente selettive verso una precisa componente o un preciso passaggio di una reazione chimica per ottenere un beneficio con il minor rischio di effetti collaterali.

Un esempio per comprendere meglio questo concetto è dover rimuovere una spina da un dito. Più lo strumento che utilizziamo è fine ed adatto, meno dolorosa e pericolosa sarà la rimozione.
Se utilizziamo quindi un paio di micropinze è un conto, se vogliamo cercare di levarla con una sega circolare, è un altro.
Per questo sempre più fondi sono investiti per la produzione di questi farmaci: curare patologie anche gravi con farmaci “cecchini” che non creano pericoli di altre reazioni è sicuramente più allettante che continuare ad utilizzare dosi anche importanti di cortisone, grande classico di queste patologie, che interferisce su molti meccanismi nel nostro corpo e alla lunga può dare diversi effetti collaterali.
Il tutto augurandoci possano diventare sempre più sostenibili e meno costosi nella loro produzione!
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