Vi siete mai chiesti perché spesso alcune persone, pur non avendo una preparazione o studi su un determinato argomento, si autoproclamano esperte e non perdono occasione per dare la propria opinione su quell’argomento?
Beh, c’è una risposta: questo accade a causa dell’Effetto Dunning-Kruger.
Citando Wikipedia: l’effetto Dunning Kruger è una distorsione cognitiva a causa della quale individui poco esperti e competenti in un campo tendono a sopravvalutare le proprie abilità autovalutandosi a torto esperti in materia. Come corollario di questa teoria, spesso gli incompetenti si dimostrano estremamente supponenti.

L’effetto Dunning Kruger definisce anche il processo opposto: spesso persone molto preparate tendono a sottostimare le loro conoscenze.
Specialmente negli ultimi tempi, con una pandemia che inizia finalmente a farci meno paura, ne abbiamo sentito di ogni a proposito di Covid, soprattutto da chi di medicina non ha mai studiato niente.
Ma questa distorsione ovviamente può riguardare qualsiasi campo: dalla finanza alla geografia, dallo sport alle abilità nel raccontare una barzelletta, in ogni ambito ognuno di noi può cascare in questa “illusione”.
Quanti di noi sono allenatori di calcio durante i Mondiali, quanti di noi pensano di essere abili intrattenitori e quanti di noi esperti piloti?
Vi faccio un esempio: l’80% degli uomini pensa di saper guidare meglio della media!
La storia dell’Effetto Dunning Kruger
Nel 1999 due studiosi americani, David Dunning e Justin Kruger, dopo una serie di ricerche e test a cui sottoposero moltissime persone, pubblicano un celeberrimo articolo in cui raccontano come e perché molti di noi tendono a sopravvalutarsi.

Questi studi nacquero dopo che gli studiosi vennero colpiti da una notizia locale che fece il giro del mondo.
Nel 1995, a Pittsburgh, il quarantacinquenne McArthur Wheeler decise di rapinare due banche nello stesso giorno.
Egli non indossò né maschere, né travestimenti, pur sapendo che ci fossero delle telecamere a riprenderlo.
Dopo poche ore, la polizia lo rintracciò e arrestò. Al momento della sua cattura, incredulo, esclamò: “Ma io indossavo il succo!” (But I wore the juice!).
Il povero McArthur Wheeler era convinto che, cospargendosi di succo di limone, sarebbe risultato invisibile alle telecamere.
Il rapinatore credeva di essere non riconoscibile grazie a questo succo di limone, perché, qualche tempo prima, un amico gli aveva mostrato che, scrivendo su un foglio alcune parole utilizzando succo di limone, la scritta rimaneva invisibile fino a quando non la si avvicinava a una fonte di calore.
Dunque, Mc Arthur si era convinto che, cospargendosi il viso di limone e rimanendo lontano da fonti di calore, non sarebbe stato visibile agli altri, né tantomeno alle telecamere.

Prima di recarsi in banca, aveva provato a scattarsi una foto con una polaroid, ma aveva sbagliato mira fotografando il soffitto.
Dunque, nella fotografia non apparve e ciò gli aveva confermato la teoria secondo la quale, grazie al succo di limone, sarebbe diventato completamente invisibile.
Mentre inizialmente una vicenda del genere fece semplicemente pensare che il povero Wheeler fosse assai stupido, Dunning e Kruger iniziarono a fare ricerche.
I due studiosi riunirono un gruppo di volontari per compiere un esperimento: ad ogni partecipante fu chiesto quanto si considerasse competente in tre differenti aree (grammatica, ragionamento logico e umorismo) e in seguito di compilare un test per verificare quanto realmente fossero preparati su questi tre argomenti.
I risultati dell’esperimento confermarono quanto sospettavano i due ricercatori: i soggetti che si erano autodefiniti “molto competenti” nelle tre aree, nelle prove avevano ottenuto le valutazioni peggiori; al contrario, coloro che inizialmente si erano sottovalutati erano risultati tra migliori.
Questo è solo l’inizio degli esperimenti che condussero negli anni e che portò alla vera e propria definizione dell’Effetto Dunning Kruger.

Perché esiste l’effetto Dunning Kruger?
Esiste una motivazione medica o psicologica per cui gli incompetenti tendono a sovrastimarsi?
Ci sono diverse spiegazioni, e tutti possiamo essere prima o poi vittime di questa distorsione cognitiva.
Una mente che ignora non è una mente vuota, è una mente magari ricca di informazioni ma prese qua e là, esperienze di altri che facciamo nostre, discorsi letti o sentiti al lavoro o al bar, anche anni prima.
Il nostro cervello, per come è costruito, cerca sempre di dare un senso a ciò che vede, sente o pensa; e quando il senso non c’è o non è in grado di trovarlo, lo impone, anche a costo di inserire informazioni scorrette, ma apparentemente giuste, per completare il quadro che ci siamo fatti di noi o delle cose che ci circondano.
Il cervello costruisce continuamente storie (in psicologia questo si chiama narrazione) e le costruisce su quello che siamo e sappiamo, riempiendo eventuali buchi che abbiamo con nozioni spesso imprecise o prese qua e là.
E guai a contraddire questa narrazione: spesso si arriva anche a scatenare l’aggressività di chi si è dato una spiegazione, anche se sbagliata, spesso negando qualsiasi evidenza.
Un tempo se nasceva una teoria strampalata e veniva diffusa tra amici, questi spesso la deridevano o riconducevano il soggetto a ragionare, senza causare danni.
Invece, soprattutto dalla nascita di Internet, dove anche le informazioni più sbagliate possono essere diffuse, il potere e l’aggressività di quelli che credono di avere sempre ragione possono davvero creare guai.

Come difenderci?
Non è facile sfuggire a questa “distorsione”, tutti possiamo cascarci.
Il consiglio è quello di rivolgersi sempre ad esperti in un certo campo e chi ha studiato un certo argomento tutta la vita quanto abbiamo dei dubbi o delle necessità.
E non intendiamo solo dal punto di vista medico, ma da tutti i punti di vista, così come non chiedete al macellaio di ripararvi la macchina o al postino di progettarvi il vostro nuovo bagno!
L’unico modo per difendersi da fake news è proprio questo: selezionare le fonti adeguate e non illudersi di sapere solo perché lo abbiamo letto su Google.
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