In questi 2 anni di pandemia abbiamo assistito a diverse varianti del Covid e a forme molto diverse della malattia che questo virus genera.
Ormai con la variante Omicron tutti possiamo dire di aver avuto amici o familiari (se non noi stessi) che hanno avuto una positività al virus, e per fortuna la grande maggioranza non ha sviluppato malattia polmonare, ma ha avuto pochi sintomi.
Ma perché una parte della popolazione, seppur piccola ormai, si ammala gravemente a causa del Covid?
Oltre a sicuramente fattori di rischio come l’età avanzata, la presenza di altre patologie e di fragilità, recentemente si è scoperta una predisposizione genetica.

Difetti congeniti del sistema immunitario
Un interessantissimo articolo uscito da pochi giorni su Nature illustra come un difetto del sistema immunitario, presente in una parte della popolazione, sia apparentemente fondamentale nell sviluppo della malattia grave.
A questo studio ha partecipato anche un ricercatore italiano, il prof. Giuseppe Novelli della Tor Vergata di Roma.
Dal 1996, si è scoperto che esistono persone portatrici di errori innati di immunità (IEI), che rendono particolarmente suscettibili a microbi specifici.
Le IEI rare sono state implicate in almeno 20 diversi tipi di infezioni virali, batteriche, fungine e parassitarie, che quindi si verificano per una predisposizione genetica.
Ad esempio, alla base di circa l’1% dei casi di tubercolosi nelle popolazioni di origine europea, c’è proprio un tipo di IEI.
Alterazione degli interferoni
Questi “errori” dell’immunità possono riguardare anche gli interferoni, una famiglia di proteine prodotte dai nostri globuli bianchi, fondamentali per le nostre difese.

Si è osservato nello studio che alterazioni nell’interferone di tipo I e la presenza di autoanticorpi che neutralizzano questo tipo di interferone sembrano essere determinanti nella forma di polmonite critica COVID-19 in circa il 15-20% dei pazienti.
Un dato come questo è senza precedenti tra le comuni malattie infettive, e questa proporzione è molto più alta rispetto ad altri quadri come il prima citato 1% dei casi di tubercolosi.
In sostanza, in chi contrae la forma grave di Covid-19 e ha queste alterazioni genetiche, il sistema immunitario non si attiva correttamente, lasciando al virus la strada completamente libera.
Cosa aspettarci?
Per Novelli questa scoperta apre le porte alla terapia personalizzata, un obiettivo realizzabile soltanto analizzando il profilo genetico delle persone con forme gravi.

Questi studi possono anche aiutarci ad approfondire i segreti dell’immunità naturale, e il prossimo passo dei ricercatori potrebbe essere studiare gli individui super-immuni, ossia che non contraggono l’infezione, o coloro che dopo essere contagiati restano asintomatici.
Anche questo tipo di informazioni sarà fondamentale per avere armi sempre migliori e per poter ridimensionare il Covid19 ad una malattia che in futuro ci preoccuperà molto meno.
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