Ciao a tutti e bentornati ad un nuovo articolo.
Oggi parliamo di una patologia estremamente diffusa: si stima che circa il 40% della popolazione italiana manifesti almeno un episodio mensile di reflusso, mentre nel 7% circa dei casi il problema è addirittura quotidiano. Sono dati che sono molto aumentati negli ultimi 20 anni.
Ma che cos’è il reflusso?
Il reflusso (o reflusso gastroesofageo) è una malattia che parte dallo stomaco. Dentro lo stomaco c’è produzione di succhi gastrici, che servono per digerire i cibi; l’interno dello stomaco è fatto apposta per contenere questi liquidi molto acidi (hanno un pH anche di 1-2).
Lo stomaco ha una valvola al suo apice (cardias) che normalmente è chiusa per impedire la fuoriuscita di acido dentro l’esofago (il tubo che trasporta il cibo che inghiottiamo dalla bocca allo stomaco), dato che l’esofago non è fatto per contenere liquidi così acidi.
Esistono diverse condizioni in cui o questa valvola non si chiude bene o la produzione di acido dentro lo stomaco è notevolmente aumentata, oppure esistono patologie che modificano il funzionamento di questa valvola; in tutti questi casi vi può essere una fuoriuscita di liquidi dallo stomaco all’esofago.
Vi faccio un esempio: immaginate una bottiglietta d’acqua riempita a metà, con il tappo chiuso male. Cosa succede se incliniamo o se mettiamo orizzontale questa bottiglietta? Esce dell’acqua.
Succede proprio la stessa cosa con il nostro stomaco, e proprio per questo i sintomi del reflusso gastroesofageo si riscontrano spesso di notte, quando siamo sdraiati, o poco dopo il nostro risveglio.
Il reflusso gastroesofageo può costituire nel tempo una vera e propria malattia, chiamata malattia da reflusso gastroesofageo.

Che sintomi dà il reflusso?
I sintomi classici del reflusso sono:
- il bruciore, che si può avvertire nel petto, o in gola
- la sensazione di liquido acido che viene su
- tosse secca, specialmente al mattino, persistente
- sintomi più sfumati, racchiusi nel termine dispepsia.
Va detto che ci sono casi in cui il reflusso non dà sintomi o non dà sintomi chiari.
Capita molto spesso di avere il paziente, che nei nostri studi, viene a parlarci di un “fastidio“, localizzato nel torace, spesso un po’ diffuso, a cui magari si associa una tosse che non va via, un po’ di catarro a volte, che non passa.
Il paziente vorrebbe essere auscultato, pensa di avere un disturbo respiratorio, che dura da un po’ e che non passa, e magari ha già assunto di sua iniziativa sciroppi per la tosse, per il catarro, antinfiammatori, addirittura antibiotici, presi molto spesso senza consiglio medico.
Il tutto senza un risultato, motivo per cui arriva da noi.
Molte volte queste situazioni non c’entrano niente con l’apparato respiratorio: dopo un’accurata anamnesi, ovvero dopo aver indagato sui diversi aspetti del caso e dopo aver visitato il paziente, spesso si tenta la strada con un farmaco contro il reflusso.
E, già dopo pochi giorni, il paziente ci telefona per ringraziarci, per raccontarci che va meglio.
Quali sono le cause del reflusso?
Come dicevamo prima, nel momento in cui la valvola superiore dello stomaco (cardias) non funziona bene (si dice “non è competente“), l’acido può risalire lungo l’esofago, sino anche alla bocca, e darci i classici sintomi del reflusso.
Questo può accadere quando la valvola perde il proprio tono muscolare, o quando c’è una particolare distensione dello stomaco, o quando è presente un’ernia iatale, ovvero una parte dello stomaco è “risalita” attraverso il diaframma, causando un’importante alterazione della morfologia dello stomaco.
L’obesità è spesso causa di reflusso gastroesofageo.
Altri casi riguardano l’aumentata produzione di acido: ci sono diversi alimenti che possono aumentare la produzione di acido nel nostro stomaco, così come diverse bevande.
Anche lo stress ad esempio causa un’aumentata produzione di acido.
Sdraiarsi subito dopo un pasto, specialmente se abbondante, favorisce molto la comparsa di sintomi da reflusso.
Ci sono diversi farmaci che possono “dare fastidio” allo stomaco, portando anche in questo caso ad un’aumentata produzione di acido.
Infine, diverse malattie possono portare ad un reflusso gastroesofageo, sia organiche che neurologiche.

Come si fa diagnosi di reflusso?
Molto spesso la diagnosi, come dicevamo è clinica, ovvero in base al racconto del paziente e in base alla nostra visita è spesso facile ipotizzare un caso di reflusso gastroesofageo.
La diagnosi può essere anche empirica, ovvero nei casi meno evidenti dal punto di vista clinico si tenta un farmaco contro il reflusso, e se dà un risultato, viene fatta diagnosi.
Per i pazienti che non rispondessero al trattamento empirico, si passa agli esami strumentali.
Ci sono due esami molti utili nei casi più dubbi o complicati:
- la esofagogastroduodenoscopia (comunemente chiamata gastroscopia), un esame con un tubo e una telecamera che entra dalla nostra bocca per andare a vedere fino in fondo allo stomaco e poco oltre
- la pH-metria esofagea delle 24 ore (nei casi in cui la gastroscopia fosse normale ma fossero presenti sintomi tipici), un esame che rileva i livelli di acidità presenti lungo l’esofago durante 24 ore.
Come possiamo curarlo?
Tratteremo in un prossimo articolo e video le strategie e i farmaci per migliorare o risolvere il reflusso!
Avete domande su questa malattia così diffusa? Scriveteci pure i vostri dubbi qui sotto nei commenti.
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