Dopo questi ultimi due anni, l’ultima cosa che vorremmo è sentire parlare di un altro virus che arriva da lontano e può crearci nuovi problemi
Ma lo diciamo subito, non dobbiamo spaventarci, e oggi vi spieghiamo perché.
Il cosiddetto “vaiolo delle scimmie” è causato da un Orthopoxvirus, lo stesso virus che provoca il vaiolo, dichiarato eradicato a livello mondiale nel 1980 (grazie alle vaccinazioni).

Come pare sia accaduto per il Covid, anche qui assistiamo ad un salto di specie: questo vaiolo è chiamato delle scimmie perché è sempre stato osservato in questi animali, ma come purtroppo può accadere, i virus mutano, si evolvono e possono “imparare” ad infettare anche altre specie animali.
Questa malattia ha imparato a trasmettersi uomo-uomo e il serbatoio pare siano stati i topi. Però in questo caso, il vaiolo lo conosciamo bene, da moltissimi anni.
Secondo gli infettivologi, purtroppo dobbiamo aspettarci che malattie che pensavamo debellate possano ripresentarsi. È un prezzo della globalizzazione.
Che sintomi dà il vaiolo delle scimmie?
I sintomi possono essere: febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi ingrossati, brividi e debolezza.
Si può avere un’eruzione cutanea, che spesso inizia sul viso ma può poi diffondersi ad altre aree come i genitali. L’eruzione cutanea si evolve sino ad una crosta che alla fine cade.
Il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) ha confermato che i recenti casi si sono sviluppati in seguito a rapporti sessuali con persone che presentavano lesioni nell’area genitale.

Possiamo stare tranquilli?
Ogni novità in ambito “virus” desta sempre attenzione ed è giusto preoccuparsene, ma in questo caso niente panico.
Innanzitutto ad oggi i casi sono poco più di un centinaio al di fuori del continente africano, e le modalità di trasmissione paiono siano correlate a contatti molto stretti e prolungati con una persona affetta dal virus.
Il virus proprio in questi giorni verrà sequenziato e quindi studiato nei dettagli, per rispondere alle molte domande che abbiamo.
Potremo capire a breve se chi ha ricevuto la vaccinazione per il vaiolo può considerarsi assolutamente tranquillo (come sembra per ora) e chi invece non l’ha ricevuta sarà conveniente la faccia (la vaccinazione contro il vaiolo è stata tolta dal 1981, quindi interesserebbe gli under 40).
Ad oggi c’è solo un vaccino approvato per il vaiolo delle scimmie come viene riportato su Science, ed è prodotto da Bavarian Nordic. La sua fornitura e la sua disponibilità è estremamente limitata per ora.

Altro dato fondamentale sarà capire se la sua modalità di diffusione e la sua contagiosità sono aumentate in questo virus, per sapere anche come arginare l’infezione; va detto però che a differenza del Covid, non pare esistano “asintomatici positivi”, per cui non ci sarebbero contagi e diffusioni inconsapevoli, soprattutto per le lesioni sulla pelle.
Infine, anche nelle aree africane in cui il vaiolo delle scimmie è presente da molto tempo, è ancora un’infezione relativamente rara, per cui non saranno necessari molti sforzi per contenere eventuali piccoli focolai.
C’è una cura?
Sì. Oltre alla probabile efficacia della vaccinazione contro il vaiolo, anche dopo tanti anni, nel 2018 è stato sviluppato un antivirale con indicazioni per il vaiolo, tecovirimat.
E’ risultato efficace in laboratorio, ma bisogna considerare però, che non essendoci più stati casi da più di 40 anni, la sua efficacia contro il vaiolo negli esseri umani è sconosciuta.
In conclusione, è naturale alzare il livello di attenzione dopo quello che abbiamo vissuto dal 2020, ma in questo caso abbiamo moltissime conoscenze e armi in più già in partenza!
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