Quando si fa una diagnosi di depressione, si inizia solitamente anche un trattamento farmacologico con antidepressivi, che è non raramente è costituito da fasi di tentativi ed errori.
Purtroppo si è osservato che meno del 40% dei pazienti raggiungono miglioramenti importanti col primo farmaco che viene somministrato.
Questo dato si può spiegare in tanti modi: da una diagnosi non appropriata di depressione, ad un’aderenza alla terapia non costante, sino ad una terapia non corretta per la singola persona.
Iniziare una terapia con già alte probabilità di successo sarebbe un risultato straordinario, specialmente quando si approccia una patologia complessa come la depressione.

La Farmacogenomica
Una delle nuove frontiere della cura su misura per ognuno di noi è la farmacogenomica.
Questa si occupa di indagare gli effetto di un particolare farmaco in base ai nostri geni, ovvero in base a “come siamo fatti”.
Perché certi farmaci funzionano molto bene su alcuni, mentre su altre persone funzionano molto meno? La risposta è sicuramente anche nelle nostre differenze genetiche.
Poter identificare queste differenze permette di capire subito qual è il migliore farmaco per noi, o qual è il migliore farmaco per il nostro partner, nel caso si debba assumere una terapia.

Farmacogenomica e antidepressivi
Ci sono già studi del 2012 su Nature in cui si è iniziato ad applicare questa nuova branca della medicina alle terapie per la depressione.
Nel 2016 si sono identificati alcuni geni molto interessanti a questi scopi per una medicina assolutamente personalizzata.
Da qui arriviamo al 2021 in cui si è evidenziato come l’utilizzo dell’antidepressivo Escitalopram (appartenente alla famiglia degli SSRI) abbia avuto risposte diverse in 153 pazienti a seconda in particolare di 4 geni diversi.
Tra questi in particolare si è evidenziato il gene HBEGF, un gene facente parte della famiglia dei fattori di crescita dell’epidermide. Si tratta di un gene molto interessante: un suo malfunzionamento pare sia associato a depressione e demenza.
Un ultimo studio di quest’anno, 2022, svoltosi in Canada, dà ulteriori conferme in questo senso.
Non è forse affascinante poter intraprendere un farmaco che sappiamo essere assolutamente compatibile con il nostro corpo e che ci può dare elevata percentuale di successo?

Altri fattori da considerare
Per quanto rivoluzionaria e con enormi potenzialità, la farmacogenomica non potrà essere l’unico fattore predittivo per il successo di un antidepressivo.
In un contesto del genere vanno sempre analizzati anche altri aspetti, che comunque possono interferire col funzionamento di un farmaco.
Ad esempio la presenza di altre patologie, la presenza di altre terapie, alterazioni del metabolismo e in particolare insufficienza epatica e renale possono sicuramente ostacolare il successo di una terapia, anche se dal punto di vista genetico compatibile.
A queste possiamo aggiungere anche alterazioni cardiache e altre situazioni in cui sia controindicato l’utilizzo di antidepressivi in generale.
Infine ad oggi questo tipo di approccio sembra promettente soprattutto per limitate quantità di antidepressivi, per cui al momento non abbiamo dati sufficienti per poter immaginare una terapia basata su fattori genetici per ogni tipo di farmaco.
Allo stesso modo però non ci sono dubbi: la farmacogenomica sara comunque al centro di moltissime terapie su misura e permetterà successi finora assai difficili da raggiungere, infondendo maggiore fiducia anche nei pazienti nel momento in cui sarà necessaria una nuova terapia.
Lascia un commento